– Buongiorno. Sono Eufrasia Telometto, della Telometto Edizioni.
– Buongiorno, anche se sono le ventuno e trenta.
– Mi scusi, ha ragione. Sa, il lavoro è tanto e capita che si perda il senso del tempo. Buona sera, giusto?
– Buona sera a lei. Mi dica.
– Possiamo darci del tu?
– Certo!
– Bene, volevo dirle che…
– Non dovevamo darci del tu?
– Mi scusi… ops… scusami. Volevo dirti che il suo-tuo libro, L’inquietudine della peristalsi, è pronto.
– Vorrai dire La serenità della digestione.
– Scusami. Sai, la nostra casa editrice ha centonovantatasette collane: ricordare tutti i titoli è impossibile. Proprio stamattina ne abbiamo inaugurata una dedicata a quelli che iniziano con “Sfeqr”. E qui ammetto di essere in difficoltà.
– In che senso?
– Trovare una collana per il tuo libro non è facile.
– Dici per via dell’argomento?
– Ah, ci diamo del tu? Benissimo!
– Me l’avevi detto tu…
– Ma certo! Scusami… sai, lo stress, le scadenze da rispettare… la promozione dei libri… le centonovantasette collane…
– Parlavi di difficoltà.
– Esatto. Insomma, un libro che parla della peristalsi…
– Della digestione…
– Sì, ecco, della digestione, non è facile incasellarlo.
– Ma la digestione va intesa in senso metaforico, come capacità dell’individuo di introiettare, digerire, appunto, le suggestioni visive, verbali ed emozionali del reale come fenomeno estetico.
– O mamma mia, che roba difficile! Mica l’avevo capito che il tuo libro fosse così peso…
– Hai ragione.
– L’idea era quella di inaugurare una nuova collana. Pensavo a qualcosa come: “Assimilazioni e/o dissimilazioni”, o, per essere più precisi, “Percorsi misteriosi degli alimenti nell’organismo dei mammiferi evoluti”, ma il tuo discorso così profondo mi ha spiazzato. Che ne dici della collana: “Libri che non rientrano in alcuna collana perché originali in modo singolare?”.
– Non è il massimo.
– Peccato che non si possa inserirlo nei “Classici fuori tempo limite”.
– Beh, definire il mio libro un classico mi sembra troppo.
– I classici fuori tempo limite, non sono veri classici, ma copie originali dei classici, fatte in modo inconsapevole.
– Non capisco.
– L’idea me la diede un autore, toscano di Poggibonsi, che si presentò nel mio ufficio due anni e mezzo fa. Mi propose un romanzo che diceva di avere scritto in un giorno. Lo lessi e lo trovai meraviglioso. Aveva un solo difetto.
– Quale?
– Era una copia precisa, esatta fino alle virgole e alle interiezioni, dell’Ulisse di Joyce.
– Un plagio.
– Nooo! È questa la cosa incredibile. L’autore lo aveva scritto dopo una crisi mistico-identitaria, durante la quale si mise a parlare in inglese, sebbene non lo avesse mai studiato (non si era mai mosso da Poggibonsi: non ne conosceva neanche i dintorni. Una volta era stato a Monteriggioni, ma ci si era perso e non volle più tornarci). Tra l’altro, era semi-analfabeta: come poteva leggere il romanzo? Quando gli chiesi se avesse sentito parlare del Joyce, mi rispose che non frequentava i bar. Che candore! È tipico dei geni. No, no, si trattava di un’opera originale, scritta ignorando il precedente. Ogni tanto capita. Coincidenze? No, è il riproporsi del talento nel ciclo continuo della fantasia. Che meraviglia! Insomma, ideammo una collana per gli scrittori che hanno avuto la sfortuna di avere le stesse idee dei grandi autori, con qualche anno – o qualche secolo – di ritardo. Non si può mortificare il genio, anche se fuori tempo massimo. Non ti pare?
– Beh…
– Ora, se il tuo libro non è stato già scritto da un autore famoso, esperto dell’apparato digerente, difficile metterlo nel “Cassici”, capisci?
– Sì, credo. Però dicevi che il libro era pronto.
– Sì, sì, volevo dirti che le quindicimilatrecentosettantatré copie del tuo libro, da te gentilmente acquistate, sono pronte. Te le spediamo quando vuoi.
– Che me ne faccio di quindicimilatrecentosettantatré copie del mio libro?
– Le hai comprate, qualcosa ci farai.
– Le ho comprate, perché mi avevate detto che era necessario per “agevolare la pubblicazione del libro”; l’espressione è vostra.
– Esatto, una spesa modica per agevolare la pubblicazione e la stampa di quindicimilatrecentosettantatré copie del tuo libro, che non esito a definire bellissimo.
– Sono contento che ti sia piaciuto.
– Cosa?
– Il libro.
– Un libro splendido, davvero.
– È bello essere letti e apprezzati da chi se ne intende.
– Cosa avrei dovuto leggere?
– Il mio libro…
– Uh, volevi che lo leggessi? Scusami, il lavoro qui è tanto, e il tempo per leggere non riesco a trovarlo. Credimi.
– Non hai letto il libro?!
– No. E non potrò leggerlo mai. Anche perché le copie le abbiamo già imballate. Tutte. Non me la sono sentita di tenermene nessuna.
– Ma hai detto che è bellissimo...
– Certo. Tutti i libri che pubblichiamo lo sono. Non abbiamo bisogno di leggerli per saperlo. Se li leggessimo, potremmo cambiare idea, non le pare? (Oddio, non mi ricordo più: ci diamo del tu o del lei.)
– Fai tu…
– Ah, bene!
– Avevi detto che avreste distribuito il libro nelle migliori librerie.
– Ci sarebbe piaciuto farlo, ma sai, in paese di librerie non ce ne sono.
– Di quale paese parli?
– Di San Giancanio sullo Smencio, dove abbiamo la nostra sede principale, che poi è l’unica. Non ci sono librerie, qui. A proposito: mica ti andrebbe di aprirne una? Non avresti concorrenza e, già che ci sei, potresti promuovere il tuo libro. Anzi, potresti vendere solo quello (con quindicimila copie e passa, sai quanti scaffali riempi). Che idea: una libreria che vende un solo libro!
– Pensavo che la promozione l’avreste fatta voi.
– Se vuole possiamo farlo.
– Il tu, please…
– Oh, che gentile! Dicevo che possiamo farlo, se vuoi, e anche se vuole. Basta che ci spedisca indietro le copie che vuoi promuovere. Poi noi penseremo a distribuirle. Per questo servizio non dovresti pagare. Non subito.
– Non so se mi convenga.
– E perché no? Le spese di spedizione per i nostri autori sono ridicole. Quelle di promozione, ancora di più. Hai qualcosa di preciso in mente?
– Una presentazione, per esempio.
– Ah, quella manfrina noiosissima! Si potrebbe fare, ma sconsiglio di farne nel solito modo, con te che parli del tuo libro a una platea di venti, venticinque persone dallo sbadiglio facile. Se invece tu optassi per venti, venticinque presentazioni individuali, una per ogni ascoltatore, le possibilità di un colpo di sonno si ridurrebbero in modo sensibile. Sensibile come il tuo ascoltatore, che non ti si potrebbe addormentare sulla faccia. Ovviamente venticinque o più presentazioni personali, avrebbero costi maggiori rispetto a una sola per un uditorio più corposo. Ma ci sono sempre gli sconti-distrazione.
– Cioè?
– Se l’ascoltatore si distrae, non gli paghi il parcheggio. Se annuisce mentre parli e ti sorride, gli paghi il parcheggio, la benzina e, se vuoi, la cena. Oppure potresti presentare il tuo libro parlando del libro di un altro, per incuriosire chi ascolta. Che altrimenti non ti ascolterebbe. In Svezia questa tecnica è praticata da anni, con ottimi risultati.
– Eviterei le presentazioni.
– Come preferisci. Vuoi fare avere il libro a un critico letterario?
– Non ci avevo pensato.
– Ottimo! Vuoi che un critico riceva il tuo libro? Pensiamo noi a rintracciarlo, dovunque si nasconda. Tu ti limiterai a dargli una piccola gratifica per incoraggiarlo alla lettura. (Sai, la pigrizia dei critici…) Ma solo se vorrai che ti legga.
— Oppure?
– Oppure potremmo consegnargli il libro con la raccomandazione di non leggerlo. Perché il rischio che non ti apprezzi c’è sempre. Qui pagheresti solo il recapito del plico, e magari un impacchettamento fantasioso, per stuzzicare la curiosità del critico. Che non ti leggerà, ovvio. Se invece vuoi spedire il libro a un amico o a un parente, semplice: ce lo spedisci a tue spese, e noi glielo facciamo avere in circa sei settimane. Sette al massimo.
– Sette settimane?!
– Pagando un po’ di più, anche sei.
– Troppe lo stesso.
– Beh, le spedizioni dalla Nuova Zelanda non consentono tempi rapidi.
– La vostra sede non è in Italia?
– Sì, ma le spedizioni le facciamo da Wellington. O meglio, spediamo ufficiosamente i libri a Wellington, per poi rispedirli da lì, ufficialmente, a clienti, distributori e autori. È una complicata questione di marketing, che non ti sto a spiegare. Peccato che il nostro spedizioniere in loco sia morto l’altro ieri. A proposito: conosci qualcuno da quelle parti? La tua libreria potresti aprirla lì. Così eviteresti i costi di spedizione. Almeno in parte.
– Non ho nessuna intenzione di aprire una libreria in Nuova Zelanda!
– Ma in Italia le possibilità sono minime.
– Non voglio aprire nessuna libreria, né lì né qui!
– Come darle torto? Campare coi libri è quasi impossibile! Mi creda, io ne so qualcosa, signor… signor…? Oh, mamma! Non ricordo mai i nomi dei miei scrittori preferiti!
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