Preferisco il tuo vizio
alla mia innocenza
tu figlia e sorella di baci non miei -
io la
faccia sotto il tavolo
a respirare la carne di estati
e inverni a guardare col naso
la goccia d'olio leccata sull'orlo
del recipiente nello scantinato
II
Lì aspetti me la mia insufficienza
me che
indosso l'accappatoio di
Apollo - dico il pugile non il
dio, lo scorticatore non il
poeta da camera - io
con te nel libro delle somiglianze -
III
E tu lì
dal fondo del paragrafo
mi
chiedi un bacio perché ricordi
ho lo
stesso odore di tuo zio
(vecchio come me forse di più)
IV
Nella sera in cui sparano fuochi
per la Madonna dei cafoni -
nerissima ha in braccio un Bambino
caucasico - i loggionisti che applaudono
quelli che fischiano ai petardi più
fiacchi il terrore dei passeri
in fuga dagli alberi ti
cammino sul collo
con le narici ti
sfioro il seno quasi
per sbaglio l'erezione
che sfiata per la vergogna
scappo con tutti i vestiti addosso
V
Tu se puoi perdonami
non ti toccherò fino
a che non sarai
madre fino a
che non sarai
vecchia e il mio
nervo una radice
che
spunta dalla terra
VI
Solo per
dirti che una sera forse
più di
te ho amato un fracasso
di ali tra gli spari farti entrare
nella stanza vuota dove mi avresti
insegnato a spogliarmi, vuota la
stanza, senza corpo l'amore
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