Avevo spedito un mucchio di racconti all’ultimo editore di una lista di centosette. La risposta arrivò dopo cinque giorni. “La sua prosa è contraddistinta da un buon ritmo e da un’arguzia non disprezzabile” mi disse al telefono la signora Eufrasia, che dirigeva la collana Piccola narrativa . Suonava bene quel “ritmo” riferito alle mie scempiaggini. “Non disprezzabile” significava “apprezzabile”, o la negazione esalava una sfumatura di disgusto? Inutile sottilizzare. I pochi editori che mi avevano risposto fino allora, non erano stati così benevoli. C’erano stati quelli circostanziati: “Ho letto le sue cose con molta attenzione e devo dirLe che, purtroppo, con rincrescimento e considerate le carenze stilistico-strutturali, la mancanza, formale e sostanziale, di una visione delle realtà che esuli dall’introflessione egotistica nel privato eccetera”. Quelli quasi incoraggianti: “Originali sono originali…”. Quelli allusivi: “Per la depres...