Un intellettuale salentino vestito da ussaro in congedo non so se per la grazia di un rimprovero o per inchiodarmi mani e cuore al mio peccato poco originale, letta una poesia con voce lenta - parlava dei nidi che mio padre sbirciava in cima ai capelli di San Pio (a settembre) - Neanche un grammo di sconcerto, niente che disturbi il ciac ciac del conformismo il fiato di un inciampo sulla fune tra bordo e riva, promessa e smacco . Così mi dice e mi sorride stanco. E io piegato nego di conoscermi non è mio il libro e non è mio il resto, giusto il rancore che invecchia foglia a foglia come un geranio al riparo di un vizio, sempre lo stesso, e nemmeno lui ha voluto credermi.