Un intellettuale salentino
vestito da ussaro in congedo
non so se per la grazia di un rimprovero
o per inchiodarmi mani e cuore
al mio peccato poco originale,
letta una poesia con voce lenta -
parlava dei nidi che mio padre sbirciava
in cima ai capelli di San Pio (a settembre) -
Neanche un grammo di sconcerto, niente
che disturbi il ciac ciac del conformismo
il fiato di un inciampo sulla fune
tra bordo e riva, promessa e smacco.
Così mi dice e mi sorride stanco.
E io piegato nego di conoscermi
non è mio il libro e non è mio il resto,
giusto il rancore che invecchia foglia
a foglia come un geranio al riparo
di un vizio, sempre lo stesso,
e nemmeno lui ha voluto credermi.
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