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Visualizzazione dei post da settembre, 2019

Il riciclo secondo lo spazzino

I testi sono chiari e per il resto un'unica incisione: lo spirito e il congegno l'organismo e il meccanismo che si arresta le labbra e il boccaglio il mantice e il soffio tra i denti - residuati in disuso  allineati in un saluto militare . Sei tu che parti loro si allontanano dalla tua ombra che unisce le sagome: mescoli il sangue con l'olio dell'ingranaggio il cuore fermo sui minuti con l'orologio l'odore delle calze e i piedi che le svuotano - vizi di forma smessi con i vestiti le inadempienze scordate nella ressa degli strumenti alla fine del gioco allineati per salutare un altro con la stessa sciatteria delle persone e con l'aria smarrita delle cose. I testi sono chiari: nello stesso inventario l’anima e il congegno l’organismo e il meccanismo che si arresta le labbra e il boccaglio il mantice e il soffio tra i denti – gli oggetti in disuso allineati in un addio allegro. Sei tu che parti loro si allontanano dalla tua ombra che unisce ...

Il piccolo maestro si giustifica

Troina, 1943 (Robert Capa) Neanche il nemico ci odiava abbastanza le sue fionde di polvere i suoi sputi non ci avrebbero fatto più male del respiro di una vecchia puttana   con i denti di ceramica  ma è accaduto: in  testa  alla fila ho avuto  paura di morire e rinascere per incontrarvi . Sono tornato a passo di gambero nelle retrovie per somigliarvi: perché mi avete riconosciuto? Non voglio imparare dai vostri errori e non parlatemi di Sun  Tzu:  l'ars bellandi si impara  in corsia  dov'è la linea Gustav del dottore  la sua  lingua intarsiata di K .   Voglio fare la pace con gli anni inesplosi delle fughe da fermo nel mio cuore sfibrato di figlio (era lì che mio padre moriva). La mia smorfia si specchia nella vostra: ha la stessa calvizie le parole vive come cani impagliati. Le mie idee ladre le ho rubate a voi e voi mi chiedete cosa penso dell'arte di stare al mondo e fargli la guerra : penso tutto ciò che pensate vo...

Memorandum of the Colombian Poet, translation by Samuel Fleck

Cursed are the metaphors and the similes cursed is the one who breathed them into my ear as a child. Cursed are the lilies and their whiteness that no spatter of sludge can stain. I was eight years old one of my classmates with hair darker than mine had written a poem: it compared the soul of Jesus Christ to the whitest of lilies. I swear that drab metaphor started to work me over inside fiber by fiber, tendon by tendon it opened in me a hole of unimaginable envy. In a week I filled six notebooks with religious poems: not a single one was even a little less drab. The one who spoils you is the teacher who listens to you and asks you to “nurture the gift” no one gave you. Then she seals her judgment by signing your report card so that someone officially believes that you are a four-and-a-half-foot poet. For nine minutes you even believed it yourself. For years I’ve been going around reading my poems: they always sound flimsy an...