Sarebbe stato facile il
baratto
della volontà appassita nella
controra
– con tutto quello che vuole
appassire
a ogni svolta dell'alba, a
ogni tradimento –
sarebbe stato facile in cambio
di un aroma
che dalla cucina resiste alla
prima
mano di bianco: la tua pelle il
cuore
la confezione di uomo intatta
per un piatto di coniglio in
umido:
era questo il tuo atto di fede
(tua madre la candida
sterminatrice
tuo padre il cacicco delle
spezie)
Il pranzo è iniziato da pochi
anni –
il tango di chi passa nella
stanza
dei morti dopo il dolce è
fedele
come un sabato che cade dal
lunario
Pronto il sugo il pane non si
spezza – il coniglio nessuno
ha il coraggio di ucciderlo –
e tu che non sai non hai mai
saputo l’iridescenza dell’alba
che si sfalda nel fiato di un
vicolo
domenicale – ti siedi a tavola
con
il sospetto che quel giorno
lasciato
a mezza strada nella sala da pranzo
tu non c’eri, gli altri usciti
inseguendo
il coniglio.
Ex post
La felicità, tutta alimentare,
di cui per la morale contadina avresti dovuto vergognarti (non te ne vergognavi).
Non perché fosse ingiusta, quella felicità, ma perché la strappavi a morsi
inguadagnati: traditore l'affondo dei denti, il burp, il lavorio dei succhi
gastrici, l'azionarsi della digestione, l'occhio velato dal sonno del vino.
Niente era tuo e perciò lo pretendevi. Non eri il figliol prodigo e neanche il convertito.
Eri il cliente moroso della vita, che esitava a passare dallo spiraglio per non
disturbarti.
Ma la gioia non esitava. Tutto
aperto e spiegato per la bocca, per le mani: il coniglio ripieno, il sugo che balbettava
parole d’amore, la carne accarezzata dall’olio e dagli aromi. La preparazione
iniziava la notte, delicata come un furto. La cottura nel condimento, la concentrazione
immusonita del cuoco. E tua madre, per cui cucinare era una galera, che la domenica
poteva riposarsi; la sua vendetta era il giudizio critico: “Questo ripieno è un
pastone da maiale”. Tuo padre, il cuoco d’arte, il cacicco delle spezie, si
rabbuiava nel suo orgoglio Tognazzi. Mentre tu, nell'angolo della foia, masticavi,
trituravi, ingoiavi la tua felicità di contrabbando.
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