e non fermarli
non ti risparmieranno
colpi sulla bocca
piena di vetri rotti
non chiedere soldi al
passato e tieni il resto:
il sole un tuorlo disegnato
sul muro l'andirivieni
dell'alba che si sbriciola
nella mano e quel rumore
bianco un vicolo che odora
come un pranzo domenicale
ma niente di quello che eri
è stato mai vero come adesso
che la tua orma affonda
nella paglia e ti strappano
a pugni il primo grido di
gioia e l'ultimo e ogni tuo
osso spezzato è benedetto
da chi vuole pagarti lo stipendio
e un'arte che della vita
conservi inappagato
inappagabile il germe
di un ritorno possibile
nel sapersi qui ora
frantumi di una Gènesa
che dica il nostro nome
rifletta il nostro volto
nascosto nella terra
Da Tersite aveva lineamenti marcati di Facundo Filiano
Commenti
Posta un commento