Zio Vito, Gesù, la pipa, gli sbocchi di sangue. No, non beveva. Collezionava strafalcioni di grandi scrittori e altre cose strane (elencarle). L'unica collezione sensata era quella delle pipe, che io usavo per i miei giochi fantastici (il lato negativo e quello positivo, con pipa o penna, le corse intorno al tavolo, mio padre che mi sbugiardava con disprezzo). La moglie abbracciata alla bara. Ho deciso di non avere successo per non rimpiangere gli anni in cui lo avevo avuto. La "e" chiusa di "fratéllo", ripetuta in cadenze d'amore, come a chiuderne la memoria in una gabbia sonora. Le altre volte la "e" aperta per lasciarlo andare da solo sulla strada di Rodi Garganico. Le isole borromee, che lui aveva visitato, i limoni. Una specie di destino univa le nostre strade che mai più dovevano incrociarsi. Mia madre, le braccia in croce, dopo essersi denudata in chiesa. Lo scemo del paese che la derideva, la nuda, la matta. Io a scuola scrivevo un tema e...
Bevevamo il Nero di Troia cercando un vento freddo tra gli ulivi quando imbracciava la fisarmonica e io ficcato in una buca, la cera nelle orecchie, un maccaturo in bocca per non dirgli che suonava a morto che detestavo le sue canzoni - io ero Ulisse e lui la sirena dell'amore chiaro inappagato - quando chiudeva gli occhi e annusava il battito della campagna per inseguire le note più lontane - sorridevo balordo, gli gridavo ancora. Venere spastica moriva per lui ballava nel fuoco come un pipistrello.