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Appunti

Zio Vito, Gesù, la pipa, gli sbocchi di sangue. No, non beveva. Collezionava strafalcioni di grandi scrittori e altre cose strane (elencarle). L'unica collezione sensata era quella delle pipe, che io usavo per i miei giochi fantastici (il lato negativo e quello positivo, con pipa o penna, le corse intorno al tavolo, mio padre che mi sbugiardava con disprezzo). La moglie abbracciata alla bara. Ho deciso di non avere successo per non rimpiangere gli anni in cui lo avevo avuto. La "e" chiusa di "fratéllo", ripetuta in cadenze d'amore, come a chiuderne la memoria in una gabbia sonora. Le altre volte la "e" aperta per lasciarlo andare da solo sulla strada di Rodi Garganico. Le isole borromee, che lui aveva visitato, i limoni.  Una specie di destino univa le nostre strade che mai più dovevano incrociarsi. Mia madre, le braccia in croce, dopo essersi denudata in chiesa.  Lo scemo del paese che la derideva, la nuda, la matta. Io a scuola scrivevo un tema e...
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E poi la musica

  Bevevamo il Nero di Troia  cercando un vento freddo tra gli ulivi quando imbracciava la fisarmonica e io ficcato in una buca, la cera nelle orecchie, un maccaturo in bocca per non dirgli che suonava a morto che detestavo le sue canzoni  - io ero Ulisse e lui la sirena dell'amore chiaro inappagato - quando chiudeva gli occhi  e annusava il battito della campagna per inseguire le note più lontane - sorridevo balordo, gli gridavo  ancora.       Venere spastica moriva per lui ballava nel fuoco come un pipistrello.

Estremità

  Al prossimo chiedeva solamente di stargli lontano come i piedi dal naso  lui così fedele al regno delle mani  i piedi i piedi i maledetti piedi lasciatemi solo gridava e impazziva  contro la ragione e contro il bene; chiuso in una stanza contava sulle dita  le sillabe esatte per le strofe sbagliate,  soffiava parole d'amore al cuscino e  piangeva la bocca di lei sopra il sesso  di uno che suda dai piedi nella sabbia     

La versione di Orfeo

  Sua la penitenza non la colpa di distrarsi nel cuore dei propri aborti - purché anche il poco che resta vada perduto - il corpo di lui non ricorda la scossa del seme nero dai denti alla slabbratura tra le cosce di lei che lo perdona se le chiede di scendere nel gelo da sola , così distrattamente nascere e fargli strada .

Dialogo

  https://www.stopgapdance.com/it-open-dialogo/ - Nastàs'ja, sei pura? - Come l'acqua della sorgente   sebbene la bevano in tanti.

Non è il vuoto né il tempo

Jane Randolph in Il bacio della pantera (1942) E adesso di quel poco d'innocenza resiste la paura di trovarti ragazza, è ancora il frutto che si spacca sei tu che avevi ancora quindici anni: io non sarei stato abbastanza nudo per darti il sangue sciolto dell'attesa in cenere la notte senza sonno dov'eri tu con il tuo amore ostile febbre del corpo offeso e intatto.

Nella nebbia

La distinguevi dalla sua gemella per la piega astiosa della bocca - quella screpolatura di disgusto  per te era un richiamo a luce spenta. Le avevi raccontato di tuo padre  nato a Parigi ma di sangue misto e sua moglie una donna di cristallo che cercava giunchiglie nella neve mentre lei fingeva di ascoltarti dopo averti promesso mezzo bacio in un angolo in fiamme dell'androne, la sorella al telefono, il bacio  diviso in due sulla linea della piega.