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Visualizzazione dei post da 2021

Il poeta mimetico

I gigli vorrei calpestarli tutti. Detesto il loro candore, che nessuno schizzo di fango può macchiare. Maledette le metafore e le similitudini, maledetto chi me le ha soffiate nell'orecchio la prima volta. Chi ti rovina è la maestra che ti ascolta e ti chiede di “coltivare il fiore” che nessuno ti ha dato, e sigilla la frase con la firma sulla pagella, perché qualcuno ci creda davvero, che sei un poeta alto un metro e trentotto, anche se tu cos’è la poesia non puoi saperlo. (Che non può saperlo nessuno l’ho capito tardi.) Maledico anche le mie maledizioni inzuppate di nostalgia, parola che mi piaceva tanto quando giocavo al piccolo Gozzano. In realtà ci sto dentro con tutti i calzoni, in questa ossessione stanca che toglie il sonno e non dà niente in cambio: la ricerca delle parole giuste, esatte, pesate una per una, le parole schiette come il vino che allappa, le parole oneste, le parole che “ri-nominano il mondo” e altre cazzate simili. Privilegio da mendicanti con la mano stesa ...

Ancora il bianco

Salvador Dalí, Occhi e le assenze e gli atti mancati e i borborigmi del disamore... Non dici altro da quando sei sveglio che i pavoni bianchi non esistono in natura naturata sono uccelli  meccanici  - insisti - vecchi impiegati della proloco cosparsi di biacca - indichi il logo stampato sulle piume - e anche l'albero assassinato dall'uragano che poche mani hanno inchiodato alla terra è un trucco di teatro scova  nelle zolle  un respiro d'acqua  Cristo di Cranach inarcato sulla croce:  è tutto finto -  dici -  i pavoni e l'albero le sue  radici grigie dita artritiche dici questo e poi mi chiedi di guidarti la mano se provi a descrivere una bottiglia gli uncini della scolopendra - non ne hai mai vista una come puoi accarezzarla  - con la mano sulla bocca rifai il verso dei pavoni I pavoni bianchi non esistono in natura naturata - sono uccelli meccanici, vecchi impiegati della proloco cosparsi di biacca un trucco di teatro come l'albero ...

Il menu del giorno dopo

Sarebbe stato facile il baratto della volontà appassita nella controra – con tutto quello che vuole appassire a ogni svolta dell'alba, a ogni tradimento – sarebbe stato facile in cambio di un aroma che dalla cucina resiste alla prima mano di bianco: la tua pelle il cuore  la confezione di uomo intatta per un piatto di coniglio in umido: era questo il tuo atto di fede (tua madre la candida sterminatrice tuo padre il cacicco delle spezie)   Il pranzo è iniziato da pochi anni – il tango di chi passa nella stanza dei morti dopo il dolce è fedele come un sabato che cade dal lunario   Pronto il sugo il pane non si spezza – il coniglio nessuno ha il coraggio di ucciderlo – e tu che non sai non hai mai saputo l’iridescenza dell’alba che si sfalda nel fiato di un vicolo domenicale – ti siedi a tavola con il sospetto che quel giorno lasciato a mezza strada nella sala da pranzo tu non c’eri, gli altri usciti inseguendo il coniglio. Ex post   La felicità, tutta alimentare, di cu...

Referenze

e non fermarli non ti risparmieranno colpi sulla bocca piena di vetri rotti non chiedere  soldi al  passato e tieni il resto: il  sole un tuorlo disegnato sul muro l'andirivieni de ll'alba  che si sbriciola nella mano  e quel rumore  bianco  un vicolo che odora come un pranzo domenicale  ma niente di quello che eri è stato mai vero come adesso che la tua orma affonda nella paglia e ti strappano a pugni il primo grido di gioia e l'ultimo e ogni tuo osso spezzato è benedetto da chi vuole pagarti lo stipendio e un'arte che della vita conservi inappagato inappagabile il germe di un ritorno possibile nel sapersi qui ora frantumi di una Gènesa  che dica il nostro nome rifletta il nostro volto nascosto nella terra Da  Tersite aveva lineamenti marcati  di Facundo Filiano

Epigrafi provvisorie

Foto di Bert Hardy Il codirosso cieco che una raffica sbatte sul vetro della finestra - almeno lui -  può morire del tutto … Richard H. Bakersfield   Inutile affidarsi alla distrazione dei passanti - le parole enfatiche e fuori corso scritte per loro in loro assenza    le ricorderanno e, in  coda al le frasi, loro: copisti di versi abrasi filologi della lallazione ali destre indolenti assassini redenti in articulo mortis orifizi spretati rumoristi del vizio impresari del bene convertiti più volte sulla via del rimorso : c'è un plotone di encomi per ciascuno di loro ragazzaglie di groupies invecchiate cercandoli - Per ciascuno di loro un monumento in scala conservato nel cellophane un mezzobusto snasato  – potrebbero scampare all'equivoco pagando in anticipo il logografo il marmista perché sbagli il cognome o la data di nascita ma anche su questo punto (forse è inutile aggiungerlo) non...

Prima di attraversare

Foto di René Maltête Non eravamo giovani ma già tanto distratti Facundo Filiano richiami il vento gli cambi il nome cercando un indirizzo sulla mappa io solo un ghirigoro da intagliare – - Non fargli male è un larice  - Mi sembra morto  -  E tu non dirglielo che se una sera non fossi caduta in un'ammaccatura dell'asfalto che se altre volte non fossi inciampata nell'ombra di una pozza in una foglia sarebbe stato solo camminare il tuo avanzare per lapsus a zigzag come procede il filo di imbastitura – la tua fiducia piena  di  parole nelle destinazioni  provvisorie –  uno spezzare rami  come frasi   che qualcuno possa  credere ai tuoi   passi inciampo dopo  inciampo  il lampo di una svista e  ancora un treno  allungo il tratto  per indovinarti  all'incrocio  delle disattenzioni sai che quell'albero non era un salice    

Preavviso senza dimissioni

  Charles de Foucauld Ho pietà di voi che mi amate  solo se rinnego le stagioni  ingorgate nella rada delle mie  ambizioni in pigiama  Mi chiedete di lavorare e di non  piangere anche se sapete che  mi manca il tempo: come ascolto il rumore dei suoi passi  quando aspetto seduto nella sala  lei che arriva che non sa più il mio nome  come posso benedire il suo vizio Ecco lavoro, cancello il sangue  dalle sacre immagini - questo resta  del vostro monumento al dovere:  il mio volto incollato pezzo a pezzo -  anime-giglio, figli di puttana   non vi basta avere avuto ragione? Schiaccio per sbaglio una lumaca e non  maledico più i miei piedi, li chiamo  destino - da ragazzo avrei detto una  preghiera - ora sorrido aprendovi la  porta e anche oggi imparo a ringraziarvi  della vostra indecenza premurosa che mi suona la sveglia nelle arterie ora che accanto a voi saluto il sole e spero che vi ...

Explicit

  Lo incontro dopo anni Tonio non mi saluta mi chiama gridando parla di Sant’Agostino distingue comunità e comunione - ricordi quel passo del libro? gli dico sì e non è vero - mi spiega che non esiste tradimento neanche uno sbaffo sul disegno – i nostri peccati credimi sono solo omissioni . Una volta – e mi ringrazia – gli avevo insegnato una parola che ignoravo: explicit :   quasi una conclusione per dire che la memoria ti accoglie e anche quello che dimentichi è l'indizio di un giorno incarnato in un volto – e tu puoi riconoscerli i figli i libri pensati da te messi al mondo da un altro il pulcino dalle ali di piombo che non buca la parete dell'uovo. I baci cadono dall'avvenire che non ti metti in tasca perché è vero     il seme più arrendevole  non germina  sa di esplodere a un passo dagli  occhi. Me lo giura andandosene non è  triste  che a novembre ne farà ottantuno e non ha avuto mai la fidanzata. ...

Cambio d'ora

I Se Louis mi avesse toccata gli avrei ficcato un coltello nel cuore Non distingui tra santità e redenzione, la tua fedeltà al giro inerte delle cose  è più esile del  gambo  di un calice e molto meno resistente all'urto di un' occhiata Sono uscita con uno: citava Montaigne in realtà era La Rochefoucauld.  Lui parlava io annuivo: non mi ha più telefonato. Forse è stato il mio sbadiglio caduto tra le sue frasi Tutto quel carico di parole per due tre  ideuzze orecchiate a scuola. Non dico  che fosse  stupido ma quei ghirigori quegli incisi in pigiama - e sì che  parlava dell'umorismo (I pettegolezzi delle impiegate  sedute al loro posto  a  sparlare dei morti - qualcuno annuisce nel nero del vetro)     II Lei che rispondeva al marito al telefono "Sparati" gli diceva "Impiccati" stringendo l'osso dell'odio tra i denti. Rimpiangeva di non aver sposato l'unico uomo amato davvero. Era un ragazzo magro e delicato. Chissà dov...

Sintesi

  Circola più pensiero negli spasmi del merlo accoppato nella nebbia che in tutte le proteste senza sangue che scrivi per invidia dei tuoi morti - Lo so da sempre ti prego non dirmelo ma tu vuoi rimpolpare la metafora - ... più verità nella   partita doppia  più allusioni nei miei sogni bagnati perciò ti dico smetti di annusarti  parole nelle mutande : se anche tu  non vuoi  lasciare segni, il sospetto  di te  in mio figlio, ti ripeto abbracciami morirai dopo: nel mio  silenzio  c’è posto, non so nel tuo. (S intesi ristretta ) Gli spasmi  del merlo  accoppato per sbaglio hanno più sangue di tutte le proteste che scrivi per invidia dei tuoi morti... Lo so da sempre ti prego non dirmelo  ma tu vuoi rimpolpare la metafora   ... più religione  nei miei sogni  bagnati   più  allusioni nella partita doppia   e  tanta musica  che non ascolti - e se anche tu non vuoi lasciare  seg...

Al buio

Così la preghiera illumina i l quaderno -  soltanto un po' di fuoco nella mano  - chiede agli anni di incontrare  un uomo:   incontrarlo  come un  lembo si impiglia  nella porta Così il battito fa eco dal Gohonzon, giuntura del tremore riflesso della goccia Così dev'essere: possedere  poco, il bodhisattva  un motore insabbiato un rudere in collina e non amare le donne  che miagolano nei caruggi le sere  d'inverno (e pure d'estate) che ammaestri le ombre o gli giri intorno purché dosi bene le  vocali aperte  L'uomo che si sporge  dalle  parole  non parla fa segno di  no con la testa :  vorrebbe  entrare  nella sua  stanza   lasciarle il livido di  un vizio  frettoloso   Ma i miagolii notturni  delle donne e la sua  pronuncia  difettosa  e tutti i pranzi che gli  regalano  perché ha le ciglia di una  ragazza:  è solo questo ch...

Lo scrittore in agguato

  Milius, L'ora di ginnastica   E poi il potenziale inespresso, il pensiero che tartaglia, l'ansia della pagina bianca (Mallarmé, non rompere), la paralisi del non detto o del meglio non dirlo . La paura che prende i più consapevoli. E lei, la Grande Scusa imbellettata: il tempo che manca. La concentrazione che balla nelle ore più fertili. Il lavoro, il matrimonio e la famiglia, inventati per disturbare il flusso creativo: "Il pianto di quel piccolo bastardo mi impedisce di scrivere! Ficcagli la tetta in bocca!". Una voragine che ingoia milioni di sguardi attoniti e di povere malinconie. Possibile che la tua sfiducia nell’uomo non produca una poesia decente? Possibile che il tuo nichilismo ti suggerisca solo pensieri banali? Possibile. Non so se siano più infelici gli scrittori, che non riescono a pubblicare o quelli che pubblicano e restano, nel migliore dei casi, nella penombra. Non distinguo tra "scrittori" e "scriventi", perché è una...