"Os maldeciré desde el reverso de
una sonrisa."
Osvaldo C. Ururi
Qui dove abitate io mi
nascondo
alla vostra fede che acceca i
passi
di questo mio barcollare sui
trampoli
guardarmi i piedi non guardare
voi
tocco il soffitto e vi lancio
biglietti:
Ci
vediamo domani a Trebisonda
è
la festa del santo curandero
ve lo dico ogni volta e cado a
terra
se inciampo nel filo teso di
un'occhiata
quando vi passo accanto in
corridoio:
sentite il mozzico
dell’orologio
sul mio polso l'odore di
sfattume
che ho addosso non siete voi
sono le attese gonfie
poliziesche
che con le dita mi lisciano la
manica
mentre cerco la porta e le
domande
che ignoro e le risposte che
conosco
eccole in cambio dei vostri
regali
(cento bottiglie e io non bevo
il vino):
aspetto anch’io voi il vostro
corpo
raccolto nell'impronta dello
spasmo
solo mia questa fede
solitaria:
lavoro e prego in nome dei medici
che come me non ricordano i
nomi
resto qui insieme a voi al di
qua
della porta nel ritaglio
dell'ombra
sanguino nausea e la colpa è vostra
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