Habitat, 2015 (foto di Matteo Rigosa) |
Dov’è la meraviglia degli assenti
se tu aspetti un massacro di
luce
una fila di applausi? i
dottori intorno
a leccarti il foruncolo tra
le cosce
tuo padre che ti soffia l’allegria nel seme
ma non succede niente che
non sia
nascere - e la paura tua sola maestra
che ti ringoia nella vagina.
In ogni tua cellula è inciso il segno
del sangue ingrommato nella paralisi -
al di là del vetro un rumore di uomini
gli altri: un groppo di respiri
di passi intruppati sui marciapiedi
che ti ringoia nella vagina.
In ogni tua cellula è inciso il segno
del sangue ingrommato nella paralisi -
al di là del vetro un rumore di uomini
gli altri: un groppo di respiri
di passi intruppati sui marciapiedi
i sudori spalmati tra le
natiche
lavoratori lavoranti lavoristi
ti chiamano dal fondo
ti succhiano i capezzoli
ti tolgono i calzini
ti invitano a ballare
e tu decidi che vivrai domani
nascosto dal fiato che appanna lo
specchio ti riscaldi alla fiamma
dell'ansia, il primo regalo di tua madre.
lavoratori lavoranti lavoristi
ti chiamano dal fondo
ti succhiano i capezzoli
ti tolgono i calzini
ti invitano a ballare
e tu decidi che vivrai domani
nascosto dal fiato che appanna lo
specchio ti riscaldi alla fiamma
dell'ansia, il primo regalo di tua madre.
A vent’anni era stata infermiera
per otto giorni e ventisei minuti:
l'est e l'ovest dell'ansia.
Non era riuscita a spurgare dal cuore
l'agonia così banale
di un paziente divorziato da Dio.
Raccontava bugie ai parenti
che biascicavano bestemmie
e strappavano le immaginette
che lei gli aveva infilato in tasca.
Il moribondo morì coerentemente -
i parenti secondo natura
ripararono i lembi dell'assenza -
lei ricuciva i volti dei santi.
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