Ripetiamo i gesti delle anatre
il sonno scivola con noi
sull’acqua dal collo
al grasso delle piume
spruzza le ortensie
fino al nodo dei canneti.
La luce acquosa che ci rassicura
e i nostri voli da riva a riva
le indigestioni di molliche
lanciate da coppie svizzere.
Neanche la montagnola
accartocciata sul lago ci spaventa.
Dove sono i cacciatori?
Ci dicono: Restate qui, non emigrate.
La gentilezza dei cani da guardia:
i cartelli sussurrano attenti
i cani scodinzolano nasando
dai cancelli: alani incrociati
con orchidee, rottweiler morbidi
come camerieri invitano i ladri
in giardino ma i ladri fanno
la vita delle anatre.
Eh sì, le anatre…
Non imitatele, restate qui.
Dove sono i cacciatori? chiediamo.
Nessuno di noi riesce a vederli
nascosti dietro i canneti: i vecchi
che lucidano armi ammaccate
soffiando tra i denti di ceramica.
Ci aspettavano, ci dicono grazie:
le anatre non sono più tornate.
Ci pregano di restare, noi anatre
apprendiste, ci chiedono un po’
di sangue per le loro doppiette:
avranno le piume il becco la carne e
quello che resta del nostro sonno umano.
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